lunedì 14 aprile 2014

I vini e i vitigni di Pantelleria

I vini e i vitigni di Pantelleria



Pantelleria, gioiello incastonato nel Mediterraneo, creata dal connubio fra la forza della natura e la sapiente mano dell’uomo. Terra di conquista per la sua posizione strategica per fini sia commerciali che militari.


Pantelleria che nei secoli è stata chiamata: Ogigia (la misteriosa), Yrnm (isola degli struzzi), Kyram (dal quarto libro delle Storie Erodoto), Ghusiras (dai Saraceni), Bent el Riah (figlia del vento, dagli Arabi) e anche Quansera e Qasera, Kosuros e Kossura, Cossyra e Cossura, nel periodo bizantino fu chiamata Patalarèas o Patelereas dai monaci basilani, fino ai documenti della Cancelleria degli Angioini del 1260, 1285 dove finalmente arrivò ad essere chiamata Pantelleria.


 L’alternanza di diversi popoli e culture, ha lasciato testimonianze del lavoro che l’uomo con fatica e ingegno ha realizzato a Pantelleria, sono infatti numerose le costruzioni che lo dimostrano e che ancora oggi si possono ammirare sull’isola:

  • Il Dammuso, di origine Araba, fabbricati rurali con spessi muri a secco in pietra "rutta", cioè a pietra grezza, o a pietra "taddiata", con tetti bianchi a cupola;

  • i Sesi, monumenti funebri (almeno secondo il parere degli studiosi), sempre realizzati in pietra e con tetti a cupola e forma ellittica, che arrivano a 6 metri di altezza;

  • il Castello Barbacane, si ipotizza che fu realizzato in epoca Bizantina o Araba e ampliato in epoche successive;

  • la stufa Kazen un locale sotterraneo, esempio di ingegneria civile, in cui venivano trattenuti i vapori provenienti dal sottosuolo.



Infine, un’opera che merita di essere citata come uno dei simboli di Pantelleria e dell’incredibile lavoro dei contadini panteschi,  perché in nessun altro luogo al mondo si possono trovare vigneti a terrazzamenti, ognuno dei quali è delimitato da muretti a secco di pietra lavica, che nell’insieme si estendono per oltre 7 mila chilometri.


La viticoltura pantesca è infatti definita “eroica”, per l’enorme impegno richiesto per la cura delle preziose viti.


Luigi Veronelli, indimenticabile maestro della cultura enogastronomica, scrisse di Pantelleria e dei suoi contadini queste parole:

“Ancor più mi emoziona la fatica contadina. Lavorare sulle viti e sui capperi stanca in ogni luogo. Immagina qui, su queste pietre infuocate e senza riposi. I contadini di Pantelleria sono angeli matti.”


In questi vigneti allevati principalmente ad alberello, si raccolgono i grappoli di Zibibbo, da cui si produce “l’oro giallo di Pantelleria”.

La Denominazione d'Origine Controllata "Pantelleria" è riservata ai vini che rispondono ai requisiti prescritti dal relativo disciplinare di produzione e che prevede le seguenti tipologie:




  • Moscato di Pantelleria;

  • Passito di Pantelleria;

  • Moscato spumante;

  • Moscato dorato;

  • Moscato liquoroso;

  • Passito liquoroso;

  • Zibibbo dolce;

  • Bianco (anche Frizzante).



La parola "zibibbo" deriva dalla parola araba zabīb (زبيب) che vuol dire "uvetta" o "uva passita", anche noto come Moscato di Alessandria, sonomoscatellone, salamonica, salamanna o seralamanna. Di origini egiziane, questo vitigno è stato introdotto dai Fenici (altre fonti ne attribuiscono l’introduzione da parte degli Arabi) e diffuso nel bacino del Mediterraneo dai Romani, fu utilizzato durante la dominazione araba principalmente per la produzione di uva da tavola e uva passa.


Lo zibibbo è un vitigno facente parte della famiglia dei moscato è quindi un aromatico per eccellenza, con i conseguenti caratteristici aromi primari che lo contraddistinguono; i più noti sono i terpeni e la loro presenza da origine a sentori legati a descrittori floreali, non mancano però aromi fruttati.

A Pantelleria, con un clima caratterizzato dalla presenza quasi costante di vento (prevalentemente di scirocco) e dalla scarsità di  pioggia soprattutto nei mesi estivi, si ha una produzione con grande concentrazione zuccherina, ulteriormente incrementata con la pratica dell’appassimento.

Le caratteristiche del vitigno identificano una pianta mediamente vigorosa, con foglia media a forma da pentagonale ad orbicolare, grappolo cilindro-conico o cilindrico, alato, da spargolo a compatto con acini grossi di forma obovoide, dalla consistenza croccante e colore giallo verdolino tendente al dorato.

Il vino principe dell’isola e cioè il Passito di Pantelleria, è caratterizzato da un colore giallo dorato carico tendente all’ambra,  al naso presenta inebrianti sentori di albicocche, fiori e miele, mentre in bocca oltre a ritrovare quanto evidenziato nell’esame olfattivo lo si percepisce dolce, corposo, caldo, sapido, dotato di un giusto equilibrio fra acidità e morbidezza, nel complesso decisamente armonico.

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